I – La prima città di Kmuth: Khan il Punitore.
Era il tempo del sangue in quelle notti in cui il mondo ancora era giovane.
La prima guerra delle razze non aveva ancora mietuto il suo cospicuo tributo d`anime quando la Rossa Signora fu sigillata da Magma perchè trovasse la pace dai suoi tormenti su questa terra e i Venerabili Padri da Lei creati, quelli che noi onoriamo ogni notte, le disobbedissero infettando la natura con il peccato di cui ella era primigenia portatrice.
Il dono oscuro prolificò e le generazioni ebbero inizio: l`eredità del vampirismo invase ogni angolo del mondo conosciuto e fu troppo difficile nascondere l’esistenza di questo retaggio immortale mentre la eco della colpa si riversava sui Primi che avrebbero fatto qualunque cosa per tacere il loro delitto.
Grande in loro serpeggiava, infatti, il timore che l`attenzione della loro creatrice venisse una volta ancora risvegliata e la loro disobbedienza fosse da Lei punita con la distruzione. Khan fu uno dei primi umani che subì la trasformazione e poche sono le informazioni che il tempo non ha inghiottito nelle sue bramose fauci; alcuni narrano fosse il primo figlio della Bestia, altri che fosse stato il Dominatore ad abbracciarlo poiché umano di innumerevoli virtù e rinomate abilità.
La versione di questa leggenda, quella che si ritiene la più affidabile, narra di come Khan fosse il risultato di un` aberrazione creata dalla Signora dell’Alchimia, che questi fosse stato soggetto ad un esperimento della Santa Capostipite della genia dei Sapienti Immortali atto a delimitare i margini del potere del dono oscuro e che spiega come Khan fu generato non da un solo Padre ma da tutti loro. Poco si sa della sua creazione in effetti ma la fama delle sue gesta e del suo ardimento fanno sopravvivere il suo nome sino ad oggi. I piani dei Progenitori erano più che chiari: l`immortale che era stato creato aveva i mezzi sufficienti per sanare la piaga degli vampiri senza controllo, poiché, in principio, le loro progenie venivano abbandonate a loro stesse ed interi villaggi ancora oggi rabbrividiscono all`idea di quei mostri sanguinari privi di alcuna remora morale. Fu così che di Khan si occuparono, unendo le forze, e videro che ad un giovane immortale vanno imposte delle regole severe. Fu proprio nelle notti della sua maturità che Khan, lasciato libero di agire contro chi si manifestava troppo marcatamente tra gli umani, riunì una compagnia di giustizieri formata da una congerie di vampiri di discendenze differenti. Quello che tutti loro avevano in comune era distruggere quella serie di crimini del sangue che venivano perpetuati ormai senza freno e fu così che La Congerie dell’Ordalia vide la sua prima Adunanza.
Esenti dal peccato dell`omicidio vampirico, la loro sacra opera era la reiterazione di una serie di punizioni esemplari che potevano essere di varia natura. I peccatori più audaci accettavano lo scontro diretto con le lame migliori di questo gruppo d`eletti ma i più codardi fuggivano ed è in questo caso che la caccia ferale si apriva e si concludeva con l`inevitabile distruzione del reo. I Padri fondatori osservavano con consenso l`opera di questa loro creatura ma non ne riuscirono a farne altre come lui, nonostante i numerosi tentativi, forse perchè nessun mortale era uguale a lui. Egli stesso, sull`esempio dei suoi sire, incontrò svariati insuccessi nel tentativo di generare una sua progenie poichè la malattia del Folle viveva in loro fondendosi con l`ombra dell`Occhio Onniveggente generando una bestia interiore che era impossibile per i suoi infanti da controllare e questi, uno dopo l`altro, incontrarono tutti la Vera Morte nell`istante in cui si risvegliavano vampiri. Si dice che, quando ebbe ripristinato l’ordine nel Mondo decimando la popolazione vampirica, Khan, l`immortale privo di discendenza, scelse il torpore ma ciò non fu mai confermato.
II – Il Tempio di Giada
Fu quando i disobbedienti videro l’esilio che una compagine di immortali decise che il tempo del caos era concluso eleggendo il Punitore come Signore dei Veddhartiti. Signore di Terre lontane fu incoronato Reggente della città di Kmuth.
Khan, il figlio dei sei Ragni, sconfisse ciò che di dissacrante era visibile al mondo guidando le sue armate in una ecatombe senza precedenti che risanò la piaga del peccato primigenio da tutte le terre conosciute. I Soli temevano la sua avanzata poiché nubi di cenere accompagnavano i suoi passi ed obnubilavano il loro distruttivo sguardo. Fu così che, quando il suo nome era presagio di Morte e Distruzione, egli vide, in terre lontane, il miraggio d’un universo di rettitudine ove l`ordine regnava indiscusso tra le genti immortali, un mondo disegnato a sua immagine e somiglianza e lo chiamò Kmuth.
Quella terra, percorsa da due piccoli fiumi che si abbandonavano alla rovina dall’alto d’un immane falesia, ospitava solo alcune baracche costruite dai rari nomadi che li bivaccavano; Khan, il Punitore, offrì loro la saggezza degli Alchimisti, la Forza delle Zanne, le Leggi dei Cavalieri, la Custodia delle Ombre, i Sussurri degli Istrioni, la Suggestione dell’Ultimo Figlio e loro in cambio lo omaggiarono della loro subordinazione intonando canti e sacrificando i loro primogeniti.
Il mio ricordo si alimenta di visioni pacifiche e di legalità, vi era stata guerra ed il suo frutto fu la quiete del ruscello e ciò perdurò per secoli.
Non c` era giorno che non si banchettasse con i frutti della vita, gli Uomini ci adoravano poiché eravamo i loro Dei e noi li adoravamo leggendo nei loro occhi la fragilità del creato. Tutto era perfetto, fu plasmato nel tempo un mondo di prosperità ed uguaglianza dove l’unico culto, accettato e riconosciuto, era quello della Rossa Signora.
Sette erano i templi disposti ai limiti dei confini ed eretti dall’uomo per sconfiggere gli Astri.
La prima chiesa era costruita da mosaici di Fluorite ed era la più grande biblioteca che il mondo conosciuto avesse mai sorretto, cattedrale dei segreti, scrigno dell’Alchimia. Nelle sue stanze dimoravano i dotti della razza, i luminari e gli alchimisti del Mondo di Tenebra. Il Secondo Tempio era vestito di Smeraldo ed il suo colore era acceso poiché la natura ne abbracciava la struttura decorandolo con fiori e rampicanti. Ululati e tamburi erano la sinfonia che celebrava la sua bellezza. Il Terzo era il più Splendente, si ergeva nelle sfumature dell’Opale oscuro e le sue pareti raccontavano la Storia del Mondo: il suo Passato, il suo presente, il suo futuro. Nel cielo scuro proiettava visioni oniriche che raccontavano degli innominabili patriarchi. Il Quarto era un castello imponente e perfetto come il dolce Rubino: una fortezza inespugnabile poiché le sue mura furono costruite con i valori dell’uomo; Il Tempio di Regnanti e Cavalieri. La quinta meraviglia era di Ametista ma nessuna ombra, sul suolo, questa proiettava. Il Monastero rifulgeva agli occhi di imperi lontani nella maestosità della sua grandezza ed esso era il rifugio dei signori del sotterfugio. Il Sesto tempio era una torre tanto alta che sembrava scomparire tra le nubi, era fatta d’avorio e oro, vestita di creature demoniache in una spirale che contava innumerevoli gradini e scompariva nell’oscurità del cielo.
La settima costruzione invece era il cuore di ciò che quella città rappresentava, si stendeva verticalmente in una struttura piramidale e non c` era cosa più perfetta che il Mondo di Tenebra avesse mai visto. Quando le lune si allineavano oscurando i soli, le Vene sacrificavano il loro primogeniti irrorando la sua cuspide di sangue appagando così ciò che per le genti di Kmuth era innominabile e sigillato al suo interno.
Dalle sette meraviglie si innalzavano canti di gloria e questi omaggiavano i Santi Padri giorno dopo giorno; quell’epoca passò alla storia come Il Tempio di Giada.
[…]
In quei giorni di pace ogni sangue veniva venerato ed ogni canto era intonato con amore verso gli Alti Padri; le Leggi dei Non-Morti erano il fulcro di quella società ed anche agli uomini furono dati dei precetti. Prima che sulle Tavole d’Amaranto, esse riempivano i cuori dell`armento e dei loro Signori.
La storia insegna che la perfezione è lungi dall’essere tale e, come un castello di carte accarezzato da un alito di vento, quest’impero cadde in rovina, accartocciandosi su se stesso.
Il seme della discordia si alimentò dell`ambizione dell’uomo e le vene si ribellarono infettando gli immortali del loro stesso male; questa piaga serpeggiò nei sette templi come una subdola infezione e sussurrò all`orecchio dei loro abitatori corrompendoli. La magnificenza delle sette cattedrali si affievolì ed il degrado accompagnò la loro caduta, i sette imperi vennero abbandonati e con essi la città di Kmuth. La guerra dei figli ebbe così inizio.
III – Il Patto Spezzato
Baumann era un alchimista asservito agli immortali signori della Sapienza, era un mortale che suscitò in loro un interesse particolare per ragioni che mai furono rivelate da quel gruppo tanto stretto attorno ai propri segreti. E` però certo che queste sue peculiarità occulte e la fede che in lui ardeva come fiammeggiante brace lo vestirono del dono che i vampiri gli concessero, sin quando questi l’avessero voluto: di bere da loro e vedere come loro vedevano.
Quello di cui vi sto raccontando è il primo di quegli esperimenti del sangue che vollero delimitare i poteri del vampirismo sull’armento. Egli fu il primo Ghoul che apparve in quella città utopica; giorno dopo giorno egli apprendeva, si evolveva e poiché era umano, nel suo cuore la cupidigia lo irretiva.
La sua mente navigò in mari oscuri, esperimento dopo esperimento e nei più bui angoli della Fulgida Biblioteca egli osservava, catalogava, analizzava quelle creature prive di vita, eppur viventi, che il mondo guardava come divinità. Venne il giorno che, come un infante mal nutrito, egli sentì per la prima volta la fame, viscerale, agguerrita che lo spinse, con un inganno ben strutturato nel laboratorio alchemico a costringere uno dei suoi Mentori all’immobilità; nel pomeriggio, quando i signori erano più vulnerabili, prese da un frassino un ramo e lo lavorò sì da costruirne un arma acuminata, Ed è così che ciò che all’ora era inconcepibile si palesò agli occhi atterriti del Mentore di Baumann che si vide per la prima volta privato del suo potere per mezzo di una pugnalata di legno al cuore, incapace di esprimere la sua potenza, come una bambola di pezza dovette passivamente asservire il suo allievo. Baumann lo depredò della totalità del suo sangue e lo ingerì; bevve come non aveva mai bevuto prima, raccoglieva il potere di quel Dio mentre morente, il figlio della Rossa Signora, si faceva cenere e silenzio.
E’ così che inizio la guerra: i Sei si riunirono perchè il Punitore aveva da tempo lasciato la sua corona tanto era persuaso d’aver adempito ai suoi doveri.
Gli esponenti dei Sei templi, così come i vertici della Gerusia dell’Uomo, si riunirono in separata sede per far fronte a tale deprecabile situazione. Baumann rivelò alla Gerusia che i Divini potevano incontrare la morte, rivelò del fuoco, del frassino e che il potere oscuro poteva essere rubato. Ciò instillò nei cuori dell’uomo il seme della brama che si alimentava di tentazione prima e di tradimento in fine. L’uomo si ribellò ai suoi signori levando la mano su quelli che, impreparati, si erano resi vulnerabili nel giorno.
Nel contempo, nella sicurezza che garantiva quella maestosa piramide, i vertici della società vampirica riuniti discutevano di ciò che avveniva tutt’intorno a loro e fu la Signora del Tempio di Fluorite, quella che aveva veduto cadere uno dei suoi per mano di Baumann, a suggerire la soluzione definitiva, un` arma di tale potenza che avrebbe ridotto l’uomo alla più solerte subordinazione. Negli occhi di lei si riversava l’odio per l’accaduto e nella sua mente si disegnava un futuro di tragico declino per la razza umana. Gli altri Vathi lo sapevano, poiché le sue visioni d’odio erano anche le loro.
Ciò accadde.
In alcuni giorni ove i Figli della Bestia ed i Cavalieri esprimevano la loro ferocia e la loro giustizia nel Mondo di Tenebra, ciò che di arcano volle essere creato venne alla luce; un Semplice ed insignificante Verme avrebbe dovuto ammorbare il mondo degli uomini e conferirci la vittoria. Iniziò così l’epoca della mortifera piaga del Verme d’Amaranto
[…]
IV – Il Verme d’Amaranto
I Sei Primogeniti, riuniti, richiamarono il loro armento e lo istruirono sul da farsi; il Verme non avrebbe potuto intaccare loro poiché nel corpo di questi scorreva il sangue dei più antichi Vampiri delle terre di Kmuth, i quali erano immuni. Le Vene infettarono i due fiumi con la piaga d’amaranto e, giorno dopo giorno, gli uomini che non s’inginocchiavano ai divini chiedendo redenzione per i loro crimini, morivano. Ma la natura è una forza che persino per un Dio è impossibile controllare; quell’insignificante Verme si evolse per sopravvivere quando ormai la guerra dei Padri stava per concludersi e sfuggendo al controllo del suo creatore cominciò ad infettare anche gli umani fedeli al culto della Rossa Signora. Per il terrore, piccoli gruppi anarchici composti da giovani immortali incapaci di trattenere la primordiale fame, si adunarono nei sobborghi del Mondo di Tenebra. Nulla poterono gli ordini preposti al loro controllo, i quali dovettero assistere impotenti alla ferocia di questi che irroravano col sangue, appagando ogni loro istinto predatorio, le strade di Kmuth.
Nell’Antica piramide forte era lo sgomento per ciò che stava accadendo, i Primogeniti si accusavano tra di loro per questa esecrabile situazione ed il terrore serpeggiava in ogni cuore. L’ira dei Vathi corrompeva la loro mente e il sospetto dilagava nel Concilio come un ombra buia che avvolse tutti. La purezza del Sinodo dei Primogeniti si lordò del peccato del tradimento ed ogni Sangue osservava con sospetto l’altro.
Le cariatidi, il crogiolo dei poteri del Vampirismo, si riunirono per cercare una soluzione a quanto stava accadendo; nelle sale più buie dell’obelisco d’avorio temprarono sei spade con il loro sangue conferendo a queste dei poteri mai visti prima e diedero loro un nome ciascuna. Le lame furono consegnate a sei Eroi del mondo di Tenebra, i più abili combattenti che ogni stirpe vantava in seno. I sei Eroi Veddhartiti, di notte in notte uccisero i gruppi di vampiri anarchici e misero in salvo l’armento fedele, ancora non infetto, nella speranza che il morbo si estinguesse e che tutto tornasse alla normalità sotto lo sguardo compiaciuto delle Sagge Cariatidi.
Baumann continuò a capeggiare la sua congrega di peccatori, ma giunse un giorno che per lui e per i suoi fedeli i poteri acquisiti nel peccato dell’omicidio vampirico si persero e grande fu l’ira dell’uomo mentre, il seme della discordia, si appropriava delle membra dei suoi vassalli. Nella speranza che gli Dei ritirassero ciò che loro credevano maledizione e che gli concedessero il perdono, i generali di Baumann lo consegnarono ai sei paladini e questi lo giustiziarono, riversando il suo sangue sulla cuspide dorata della sede del Concilio. Prima di morire, l’Alchimista evocò dal cielo un oscuro anatema che si abbatté sui sei Eroi e sulle loro spade: per sette notti le nubi fagocitarono il suo dolore.
La guerra si era conclusa e molte vite erano state riversate sul suo altare sacrificale, i ceppi eretici furono estirpati, ma tra i pochi umani sopravvissuti la piaga mieteva ancora vittime sino a quando, per il Verme d’Amaranto, non vi fu più niente e nessuno da infettare.
Quando l’uomo si estinse da quelle terre tra le buie vie del regno non vi era che polvere e, la putrescenza dei cadaveri infettava ciò che di sacro e puro quella città rappresentava; la diaspora fu l’unica scelta plausibile per i Vathi sì da assicurare la sopravvivenza alla loro specie.
Intanto, prima che i preparativi per l’abbandono di Kmuth fossero completati, dalle Sei Spade vampiriche un potere tanto forte quanto oscuro si manifestò e queste si ribellarono ai loro compagni, esigendo cospicui tributi di sangue e soggiogandoli al loro dominio. I sei paladini, corrotti dal male che proveniva dalle loro armi, ridotti dalla fame ad esprimere i loro più bassi istinti predatori, iniziarono ad uccidere i loro fratelli prosciugandoli della loro linfa cremisi. Le cariatidi in quell’orribile visione, che si presentava ai loro occhi, maledissero i sei guerrieri: poiché ostentavano il desiderio della loro spada, questa sarebbe stata la loro gabbia eterna e dei loro futuri successori. L’anima dei guerrieri venne imprigionata nell’acciaio e, come se fossero burattini privi dei loro fili, caddero colti da un arcano ed eterno torpore.
Ciò che accadde lasciò sgomento tra i Vathi. I Cinque Primogeniti osservavano con occhi orripilati la stirpe delle cariatidi, e la paura del loro potere era chiara nel loro sguardo. Gli Immortali si ribellarono ai signori dell’Obelisco d’Avorio e li uccisero tutti, e perché le lame dovettero essere taciute al mondo – in considerazione del loro gargantuesco potere – i Cinque Primogeniti ordinarono la distruzione del tempio delle Cariatidi, del loro rappresentante ed ogni vergato che potesse riguardarli. Gli scriba corruppero la totalità dei tomi custoditi nella Fulgida Biblioteca ridipingendo la storia a loro volere e con la Damnatio Memoriae il Tempio d’Oro, quello d’Avorio e i suoi signori scomparvero dalle cronache del Mondo di Tenebra.
Tuttavia la Primogenita dell’Ortodossia Amalthea, che in silenzio osservava, irretì il primo discendente della Bestia: con il suo supporto diede asilo a tre Cariatidi risparmiandoli dalla Vera Morte. A loro furono date tre di quelle spade maledette il cui nome ancor oggi viene sussurrato con timore e gli fu data una missione.
Fu allora che le Cinque Stirpi abbandonarono il Regno di Khan, infettando con il morbo del vampirismo il mondo conosciuto.
[…]