VANKUNST

LO SPECCHIO D'OPALE

Se vi è una Famiglia che i Congiunti hanno imparato a temere è quella dei Van Kunst. Malgrado gli Artisti non possano fare affidamento su congenite, sottili doti di dominio o, ancora, su una spiccata forza d’animo che li renda atti a governare dagli scranni immortali della Società dei fratelli, i Van Kunst sono riusciti a giungere sino alle Notti odierne sfruttando quello stesso Terrore che i Vampiri utilizzano da secoli per pascere i greggi umani, ma dirottandolo piuttosto sui loro stessi consimili, probabilmente in maniera inconsapevole.

Esistere sino alla fine dei tempi è una difficile missione che ogni Fratello deve affrontare per proprio conto, facendo leva su un’incredibile capacità di non perdere se stesso, al fine di non venire divorato dalla Bestia Interiore che sempre lo tenta. Avvicinarsi ad un delirio simile a quello che i Van Kunst portano come fosse una corona e un vanto vorrebbe dire per qualsivoglia altro Vampiro, semplicemente, estinguersi. Questa considerazione è ciò che ha portato gli Artisti ad essere spesso salvaguardati dai Fratelli, in quanto sempiterno monito di ciò che non deve mai succedere loro.

Di generazione in generazione, la maledizione di Veddharta si tramanda come un’alienazione mentale che incrina e distrugge la loro mente come il più temibile dei veleni. Le modalità con cui questa si manifesta variano da individuo ad individuo, sia per ciò che concerne la vera e propria patologia, che per le tempistiche con cui i primi sintomi possono sfociare in delirio. Vi sono Van Kunst che possono non palesare alcun segnale per secoli e poi, d’improvviso, si perdono nei dedali della propria mente per non uscirne mai più. D’altro canto, molto più spesso le notti che seguono l’Abbraccio conducono il soggetto a crisi tanto acute da condurlo al suicidio. Il tasso di mortalità dei Van Kunst è, per questa ragione, vicino all’80%; questo motivo è il naturale contrappeso alla sostanziale facilità con cui gli Artisti donano l’Abbraccio.

In generale, la Famiglia Van Kunst nella sua interezza ha scarso peso nelle faccende dei Fratelli e difficilmente i suoi membri – con rare, singole eccezioni – si interessano della politica di razza. Molto più facilmente si fanno trasportare dalla corrente degli eventi – o almeno così fanno credere – sposando idee e fazioni che lascino ampio margine d’azione in tutto ciò che a loro realmente interessa: sopravvivere per soddisfare il proprio demone interiore, la loro malattia mentale. In questo senso la figura dell’Artista di corte – prostituta del potere – dovrebbe ben delineare l’archetipo del Van Kunst: dar sfogo alla propria passione liberamente, costruendo un qualcosa che faccia sentire importanti gli altri, ma che in realtà trova il suo vero scopo e significato solo nella mente di chi gli ha dato vita.

Ogni Van Kunst è unico nel suo genere, ma tutti sono accomunati dall’essere squilibrati. La malattia mentale – più o meno riconosciuta dal soggetto stesso e riconoscibile da coloro che vengono a contatto con lui – è il perno su cui ruota l’intera non-vita dell’Artista. Soddisfare le condizioni che questa impone – in presente ed in divenire – è l’unica cosa che muove il Van Kunst e che lo rende tale. I tratti unici che costituiscono l’alienazione del soggetto trovano la propria genesi, spesso, nella vita mortale dell’individuo, ma possono in alcuni casi avere anche tratti salienti che vengono trasmessi mediante l’Abbraccio. In questo caso si potrebbe parlare di vere e proprie Linee Secondarie di Sangue, ovvero casati di Van Kunst che declinano in maniera specifica la follia.

L’intuizione comune che dietro la pazzia più profonda si nasconda una particolare sensibilità artistica giustifica la naturale predisposizione degli eredi di Anker per le gilde di questa tipologia e per le più comuni scelte di Abbraccio e Bacio Oscuro. Malgrado ciò rimane chiaro che il concetto di Arte rappresenti per questi Fratelli un qualcosa di molto più ampio. In generale si potrebbe dire che l’Arte è tutto ciò che crea stupore, che distrugge certezze radicate nell’animo di chi osserva; è tanto un’esplosione di emozioni quanto la costruzione lenta (o, perché no, la distruzione rapida e magnifica) di un progetto. L’Arte per un Van Kunst è lo sforzo di tendere ad un qualcosa di imprecisato, forse comune a tutti loro, ma da nessuno realmente intuito o svelato.

I concetti di Vista e Ragnatela, infine, tanto cari e temuti dai più Antichi tra i Fratelli, chiudono il cerchio, rendendo la patologia clinica che affetta i singoli Artisti l’una legata all’altra.

La Vista è la capacità del Vampiro di avere visioni, sconnesse e mai chiare su “altri mondi”. Se è vero che alcuni, rarissimi Fratelli hanno dichiarato di possedere doti legati alla mantica, la Vista è piuttosto assimilabile al fenomeno del dejavu. Sovente capita che un soggetto richiami alla mente ricordi passati e dimenticati o, ancora, che sostenga di aver già vissuto una determinata situazione e la colleghi al presente. Ovviamente la pazzia rende queste visioni – che possono essere più o meno sporadiche e più o meno legate alla realtà – completamente incomprensibili per chiunque, spesso anche per il soggetto stesso.

La Ragnatela, infine, è l’immaginario legame che molti Van Kunst dicono di avere l’uno con l’altro. La maggior parte dei Fratelli sospetta che questa non esista e che sia solo uno dei tanti scherzi operati da un Antico Van Kunst ai danni del Mondo di Tenebra. Se tuttavia fosse plausibile sostenere che tutte le menti devastate dei Figli di Anker sono, in qualche maniera, collegate tra loro, sarebbe possibile scorgere un disegno, un’opera magna che, probabilmente, avrebbe come artefice il mitico fondatore della Stirpe. Che questi fragili, sfortunati Vampiri siano in realtà marionette manovrate in preparazione di una delle più grandi battaglie del Mondo di Tenebra? I Van Kunst hanno sempre riso di questa ipotesi, ma non l’hanno mai smentita.


LA FAMIGLIA VANKUNST

1. PRIMOGENITO / Principe Van Kunst
2. CREATORE/ Requiem / Thanatos / Eroe Van Kunst
3. MAESTRO / Araldo, Voivoda Van Kunst
4. GENIO/ Infante, Neonato Van Kunst

Se la cosa dipendesse unicamente da loro non dovrebbe esistere alcuna gerarchia al di fuori di quella dettata dall’Anzianità, formalmente rispettata solo per ovvie disparità di potere tra gli individui. Malgrado ciò i Van Kunst si sono piegati alla dottrina delle altre Stirpi, da sempre interessate ad imbrigliare in qualche maniera la famiglia di Anker entro specifici parametri, creando un’ossatura che, almeno dall’esterno, consentisse ai Fratelli di ordinare il caos che domina il mondo degli Artisti.

In generale ogni dominio presenta la figura di un PRINCIPE, che viene rispettato dagli altri non tanto in virtù del potere di cui il resto dei Fratelli lo ritiene investito, quanto piuttosto per la “riconoscenza” che la Famiglia tutta gli deve nel prendersi l’onere di trattare con le altre Stirpi in qualità di “delegato presso il Principe”, lasciando in pace il resto degli Artisti. Subito sotto il Primogenito vi sono i cosiddetti CREATORI, figure che acconsentono ad assistere il Primogenito nella sua opera. Il loro nome deriva dal fatto che, tra tutti, sono considerati dal Principe del Dominio quelli che hanno maggiori possibilità di ricevere il Permesso di generare Progenie. Infine seguono i MAESTRI, individui maturi per lo più disinteressati alle faccende del Clan, ed i GENI, diamanti allo stato grezzo che vengono seguiti dai Maestri o dai Creatori (solitamente perché a loro legati dal rapporto Sire/Infante o da una promessa fatta al Principe/Primogenito) e che devono comprendere le Leggi del Mondo di Tenebra. In ogni caso si può essere certi che, a dispetto di tutto, l’unica vera gerarchia ferrea che organizza i Van Kunst è quella che contrappone Sire ed Infante. Anche questa è in realtà è un’interiorizzazione ormai vetusta di leggi imposte dall’esterno dalle altre linee di sangue, tuttavia è stata declinata dai Van Kunst in maniera unica. Il rapporto naturale che si instaura tra Sire e Infante viene infatti vissuto come una sorta di battaglia: viene sempre un tempo, dicono gli Artisti, in cui uno dei due si stanca semplicemente dell’esistenza dell’altro e lo uccide.

Redattori: Tarak

Nome: Anker
Casata:

Soprannome: L ‘ ARTISTA
Età Apparente: 33 Anni
Età Reale : 
Tratti:
 Cajun
Occhi:
Cinabro
Capelli:
Neri
Altezza:
180 ca
Peso:
 60 ca
Razza:
Vampiri
Sesso:
 Maschio
Allineamento:
Caotico Puro
Sire:
 Veddharta

Retaggio: Santo Padre Fondatore, Capostipite Van Kunst
Condizione attuale presunta: Morte Ultima

 

[Le parole che molti Van Kunst dicono di aver udito nella loro Prima Notte da Eterni]

Sei nato a Nuova Vita.
Non c’è nulla di più prezioso di Te, né in Cielo né in Terra:
Né L’Oro delle Terre Ostili,
né le Perle degli Abissi Marini.

Un Male più Oscuro della Peste Nera
Un Dio più Grande di tutti quelli a cui hai vomitato preghiere
Ti ha scelto.

Balla nella notte
come un cane idrofobo
come una Menade Selvaggia.

Ama
Spera
Crea
e Muori.

Il Mondo è ai Tuoi Piedi.

Poi riposati e asciugati la fronte:
Per Te non V’è né Elisio, né Inferno,
solo il consolante abbraccio di un Padre che divora i Suoi Figli.
Chrono non era niente se paragonato al Suo appetito.


PREFAZIONE

Anker era un giullare, certo…o forse un pittore ed uno scultore di abilità irraggiungibile. Per quel che ne sappiamo Anker sarebbe anche potuto essere una donna, una femmina di una bellezza così disarmante da essere paragonabile ad un’opera d’arte.

Cercare di ricostruire chi fosse Anker sarebbe come tentare di contare uno ad uno i granelli di sabbia che compongono la rena del mare: innumerevoli secoli e troppi millenni sono passati da quando La Madre lo abbracciò. Per quel che ne sappiamo persino il nome “Anker” potrebbe essere falso, oppure essere appartenuto ad uno dei suoi primi figli, che ha giocato ai posteri interi la grande burla di farsi passare per il Padre. L’unica cosa certa è che, qualsiasi sia la storia raccontata, la Famiglia Van Kunst è giunta sino a noi e, disperso sotto la marea del tempo, ha avuto un primogenitore.

Quello che tenterò di raccontare è il dedalo di intrecci e fiabe che attorno a questo mitico essere sono state intessute. Tutte queste storie potrebbero essere in parte vere e, ancora, nessuna potrebbe esserlo.

Quale fosse il Suo reale nome non è dato saperlo per certo, ma in linea di massima è dato per assodato che ormai da secoli sia conosciuto da tutti i Fratelli come “Anker, l’Artista”. Questo appellativo è entrato ormai tanto nell’uso comune della Società dei Fratelli da essere assurto a nome proprio, con tutte le peculiarità del caso. I Van Kunst stessi lo pronunciano raramente, rifuggendo il potere che questo sembra racchiudere. Pensandoci bene se davvero Anker fosse uno dei primi, ma non il più antico tra gli Artisti, questo vorrebbe dire che la potenza del Suo Nome sarebbe ancora più grande di quello che i Folli stessi temono…mi chiedo allora cosa accadrebbe se venisse pronunciato: si potrebbe parlare di un’ondata di nuova follia in grado di frantumare in pezzi ancora più piccoli le menti degli Artisti, oppure ne segnerebbe semplicemente la fine?

Al di là di queste speculazioni, le storie che si raccontano sul progenitore vampiro di questa Stirpe sono molto spesso più simili a veri e propri collage di diversi miti, anche completamente contrastanti tra loro. D’altro canto, aedi e custodi del mito del Padre, sono propri i suoi folli figli: discernere tra la verità e la finzione nelle parole di un Van Kunst è azione assai perigliosa.

[…]

Secondo alcuni, Anker sarebbe il nome di una popolazione assai evoluta, sviluppatasi sulle rive del fiume Kjell, a Sud. Tanto la sua tecnologia era avanzata per il tempo che questo popolo conosceva già millenni fa l’uso dell’arco e della volta, nonché della ruota idraulica: era quello il tempo in cui, ancora, le creature fatate e gli elfi non avevano condiviso il proprio sapere con i mortali e custodivano gelosamente il tesoro della scienza per sé. Tra tutte le arti in cui il popolo Anker eccelleva certo un posto speciale doveva essere riservato alla scultura: grazie alla fusione a cera persa, appresa dal resto dell’umanità quasi un secolo dopo, erano famosi per innalzare idoli imponenti come alberi in onore dei loro dei. Fu proprio questa loro fede nei numi a richiamare la Sua attenzione, mentre era impegnata nel Suo viaggio di conoscenza nel mondo, cercando di lavare via il dolore di ciò che aveva perso.

Quando Ella vide ciò di cui gli Anker erano capaci sentì il desiderio di averli per sé. Tutti quanti. Così, quando calò la notte sul fiume Kjell, la Madre di tutti i Fratelli, il Primo tra Noi, capì che era giunto il momento di rivendicare per sé ciò che più bramava.

La Stregoneria Dushivmire è un’arte arcana più vecchia del mondo stesso, probabilmente antica come gli arcangeli e gli arcidiavoli, nata in un tempo in cui gli uomini non erano altro che un abbozzo, un disegno incompleto nel ventre del Fato. I segreti più antichi di questa perduta capacità di incanalare le energie che separano i mondi sono andati quasi interamente dispersi, sopravvivendo unicamente in pallidi ricordi di quelle che oggi vengono chiamate “stregoneria” e “magia”, ma che risultano in verità simili alla Dushivmire quanto potrebbe esserlo una lucertola ad un drago. La Madre del Vampirismo comunque, ben conosceva quel Potere, poiché lo aveva visto all’opera quando ancora sedeva sugli scranni celesti, e ben sapeva che per compiere ciò a cui anelava avrebbe avuto bisogno della mano di Dio. E proprio di un dio Ella portava nelle vene il sangue, poiché tra tutti gli esseri che camminavano sulla terra Lei più di tutti, per certo, era simile ad un Dio. Con il sangue dunque, quello stesso sangue che proveniva direttamente dalla Signora dei Cielo, tracciò un cerchio arcano attorno alla città degli Anker, affinché questo facesse da catalizzatore, quindi compì l’opera.

Alcuni VanKunst giurano di poter ancora sentire le urla degli abitanti del fiume Kjell mentre la Rilucente di Grazia strappava loro l’anima. Più di cinquemila uomini quella notte vennero trasmutati in uno solo per compiacere il desiderio di maternità della Signora del Vampirismo. Quando la creatura perfetta, il risultato di quell’esperimento di Stregoneria fu completo, Ella lo abbracciò e lo rese Suo figlio nel sangue. La mia fonte sostiene che proprio in quella notte antichissima venne creato il Primo Vampiro: Anker. E da quel momento in poi tutti coloro che rinascono alla non-vita col sangue maledetto dalla Stregoneria Dushivmire pagano il dazio della follia, perché nessun corpo, per quanto immortale, può contenere al suo interno le anime di tutte quelle persone.

[…]

Secondo altri venerabili Antichi, prima di divenire uno dei Signori della Scacchiera Immortale il Padre Van Kunst fu uno degli Angeli inviati dalla Signora del Cielo a pascere le anime mortali. La Rilucente di Grazia incontrò la creatura celeste nel Grande Deserto dell’Est, lì dove il sole – nelle ore diurne – brucia la terra come il fuoco dell’inferno.

Quando Egli vide la Figlia di Themis e Simeht si inginocchiò e pianse, poiché più di ogni cosa gli Angeli del Cielo sono misericordia e grande era la Sventura che la Madre del Vampirismo portava sul capo, come una corona. Yeiayel, che nella lingua mai pronunziata significa “La destra di Dio”, questo era il nome di quel Servo dei Cieli, poiché Egli era lì, prima del Tempo, quando i numi immortali edificarono il mondo…ed anzi lui stesso, col Suo Potere di Fabbro celeste, aveva scolpito la materia per dar vita alle montagne. Quando Yeiayel vide gli occhi che avevano vinto la Morte si fermò e la venerò, poiché Egli non conosceva Il Male, che la Sua mente nemmeno poteva concepire. Veddharta – che prima di essere il Vampiro Ancestrale è per certo un Dio – prese lo sventurato Essere e lo consolò, poiché comprendeva che l’Ira Divina era per quello un concetto totalmente alieno.

Per un numero di notti pari a quello dei Cieli che portano allo scranno di Themis La Grande, Veddharta tenne stretto a sé Yeiayel e gli confidò ogni cosa: il dolore di una figlia rinnegata, di un’esistenza in bilico tra vita e morte – concetti di estranei tanto della Rilucente di Grazia quanto dell’Angelo stesso – quindi svelò a colui che aveva innalzato le montagne dal ventre della terra, bucando i mari con la propria opera di roccia, il significato stesso della vita.

Gli Angeli di Themis altro non sono che Spiriti che si compenetrano nella Dea, porzioni del Suo Potere e della Sua Volontà che, semplicemente, fioriscono in maniera propria per mezzo dei Doni che Ella stessa amministra: il Tempo e la Luce. La forza di alcuni di loro è pari, in verità, a quella degli Iddei immortali se vista dall’occhio di chi – fango mortale – tenta di comprendere cose che sono ben al di sopra della sua portata. Eppure vi è una cosa che né gli Angeli, né i Demoni conoscono o possono compiere, seppur pregni del Potere dei loro numi: Il miracolo della vita autocosciente, di creare cioè popoli in grado di articolare pensieri e parole, è un dono che solo gli dei amministrano e che mai i servi che ne cantano la gloria hanno potuto fare proprio. Ma la Rilucente di Grazia ben conosceva il Segreto della Vita, poiché Ella mai era stata creata, bensì generata, e come tutta la razza divina custodiva quel Segreto.

Alcuni dicono che fece ciò che fece per dimostrare il proprio potere alla Madre, taluni sostengono invece che proprio Yeiayel fosse un dono inviato appositamente dall’Alto per quella figlia sventurata, affinché questi potesse lenire le pene della Madre del Vampirismo. Ciò che comunque, secondo questa storia, è certo è che la Rilucente di Grazia svelò a Yeiayel il segreto degli dei. La mente del Servo di Themis ne fu distrutta, spazzata via come la terra coltivata che nulla può di fronte ai venti di un uragano. Veddharta sentì perfettamente qualcosa rompersi tra le sue mani, come il vetro di un bicchiere di cristallo che viene morso e si frantuma tra i denti. Fu allora che l’istinto di fare qualcosa per Yeiayel la colse ed Ella fece l’unica cosa che, come Dea della Notte, era in grado di fare: mostrò a Yeiayel la maniera Sua propria di Creare.

A lungo Yeiayel si nutrì del seno della Madre e conobbe, così facendo, La Fame che tutti i Fratelli conoscono, che venne saziata con il Latte di Sangue di Colei che è Signora della Non-Vita. Quando finalmente sentì di poter resistere al peso di quanto la Rilucente gli aveva rivelato, Yeiayel era scomparso. Al suo posto c’era un essere nuovo, un nuovo Vampiro: Anker. Non più “Mano destra di Dio”, in quanto costruttore di mondi per volere di Themis, ma Artista Oscuro reso folle dalla rivelazione della Vita. Egli è “il più antico”, poiché è il solo, tra i cittadini del Mondo di Tenebra, ad aver visto il Mondo prima del Tempo ed è “l’Artista”, poiché anche il Suo genio ha operato nella Costruzione. Il segreto che custodisce è un veleno che rende folli tutti i Fratelli che dal Suo Sangue traggono la non-vita: I Vank Kunst sono, difatti, i soli a ricordare perfettamente ciò che si dispiega tra il momento della morte e quella della non-vita e questo segreto, indicibile poiché privo di parole con cui essere raccontato, è ciò che li rende irrimediabilmente rotti, frantumati.

Redattotori: Tarak

BESTIA INTERIORE

Tutti i Vampiri devono combattere con il demone che covano dentro, quella che alcuni dicono costituire la quintessenza del vampirismo stesso. Dal canto loro i Van Kunst non hanno mai dato adito a considerare questo cancro che li macera da dentro nulla più che uno dei tanti fardelli che sono costretti a portare. Nella maggior parte dei casi la Bestia Interiore viene associata al delirio degli psicopatici che non riescono a soddisfare le proprie psicosi; i segni di questo potere incontrollabile saranno dunque più visibili laddove il soggetto non possa dare libero sfogo alla propria alienazione mentale, portandolo sul ciglio della fine. È bene comprendere che, comunque, qualsivoglia Vampiro rifugge – consciamente o meno – la possibilità di entrare in Frenesia e di lasciarsi andare alla Bestia. Il punto di non ritorno è troppo, troppo vicino per permettere anche al più folle degli Artisti di provare ad incanalarne l’immane potere per i propri scopi.

SCELTA DELL’ABBRACCIO

Chi riceve l’Abbraccio, dovrebbe essere preparato per lungo tempo, onde evitare che il passaggio alla condizione di Vampiro sia deleterio e che si concluda in un suicidio. Gli Infanti sono scelti tra chi presenta già da Umano il seme della dissennatezza e della genialità. Sono favoriti gli artisti più estrosi, le persone creative o chi abbia bisogno – e meriti, a giudizio del sire – di essere sottratto alla noia di una vita senza sorprese o che abbia un punto cardinale nella propria vita che merita di essere scosso. Saranno dunque ottimi Infanti i grandi sostenitori di una particolare Fede e tutti quelli che – malgrado gestiscano la propria vita con una certa regolarità, anche svolgendo attività di rilievo – possano esser sedotti dal fascino della perdita del senno.
Un Sire Van Kunst rispetta la consuetudine e non sfugge alla creazione di una progenie, anche perché la possibilità di essere superato da un proprio discepolo – ed esser quindi costretto a sottrargli il dono da lui stesso concesso – è remota. Il motivo per cui il superamento da parte dell’Infante è altamente improbabile, è collegato all’alto tasso di suicidi. Questo assicura ai Sire un’anzianità ed un’esperienza tali rispetto al neonato da essere quasi irraggiungibili. Non raramente accade che il vincitore di un duello tra generazioni, per porre fine al combattimento, decida di bere del sangue del vinto.
Prediligono le vene degli artisti e degli umani che si distinguono per genialità ed esuberanza, poiché sono convinti che queste categorie possano trasmettere sensazioni più stimolanti ed intense. Alcuni hanno dichiarato che il sangue dei veri artisti, non dei ciarlatani, riesca in qualche modo a lenire le sofferenze della non-vita. Ovviamente, come ogni parola che esce dalla bocca di un Van Kunst ,questa affermazione dovrebbe essere presa con le pinze. Capita che avvicinino anche gli ubriachi, affascinati dal loro comportamento, rischiando il rigetto della Vitae ingerita. È capitato che alcuni abbiano tentato di mordere esponenti di razze diversi dagli umani, pagandone le conseguenze per pura e semplice curiosità, spinti dalla follia e non dall’autolesionismo.
La particolare alienazione mentale del soggetto può portare ad una particolare selezione di vene.


VANKUNST ED IL RESTO DEL MONDO

  • McAnders: Mmh. Mi piacciono gli animali! Una volta ho provato a dipingere con il sangue di uno di loro. Non sai come guaiva il cucciolotto!
  • Lasuerte: Zzzzz…sono così impegnati a tramare e ronzare che non riescono a sentire, nel silenzio, i segnali della Fine!
  • Venilia: Ahahahah! Vuoi dirmi che c’è ancora qualcuna di quelle aride mummie incartapecorite in giro?
  • Von Macht: Si, mio Signore. Come volete, mio Signore. Certamente, mio Signore. Che monotonia! Mancano completamente del minimo estro anche solo per meritare una considerazione che non sia mera facciata.
  • Altri clan vampirici: La libertà ha un prezzo. Mi chiedo se siano disposti a pagarlo!
  • Mannari: Vuoi venire a passaggio con me!?
  • Altre razze: La Società dei Fratelli, la colonna che regge il mondo di Tenebra, il…ahaha no scusate, non riesco proprio a rimanere serio!

BAMBOLE DI SANGUE

“Se v`ha da essere una decima Musa, Venere afrodisiaca, siccome tutto ciò ch`è anormale, ributtante, malefico, resti essa pure appiatta nell`ombra, divisa dal mondo, chiostrata nei cupi fondacci dove abitano i di lei immondi sacerdoti e fedeli.” — Giuseppe Guerzoni

Le bambole di sangue degli Istrioni sono ispirazione e maledizione: possono essere scelte perchè indissolubilmente legate all`alienazione mentale che tarma la psiche del veddhartita oppure, al contrario, esserne il balsamo e la cura. Inutile provare a categorizzarle, raccontandone i dettagli che le accomunano, sarebbe impossibile trovarne le similitudini: una bambola di sangue è l`ispirazione, l`ossessione, la medicina e contemporaneamente il veleno per un figlio di Anker che potrà averne grande cura o plateale disinteresse. Una sfida e parimenti una musa: chi fa cantare, con il suo sangue, l`umanità perduta di un essere maledetto o la spinta per cui, questo immortale, voglia affacciarsi sul più profondo e sconfinato baratro.

“Poeti e realtà. – La musa del poeta che non è innamorato della realtà, non sarà appunto la realtà e gli darà figli dagli occhi cavi e dalle ossa troppo tenere.” — Friedrich Nietzsche

 

Redattotori: Tarak e DarkVampire

Gli stereotipi qui riportati sono un esempio delle possibili personalità di un personaggio: i tratti che compongono la più intima natura del vampiro; le caratteristiche base della sua personalità, il suo vero io. E’ ovvio che oltre a questo esiste anche ciò che il tuo vampiro mostra di se stesso nelle relazioni con gli altri perchè non sempre il non-morto tende a mostrare la parte più vera di se sia per questioni di comodo che per questioni di sopravvivenza.

Ti senti ispirato da uno di questi stereotipi? Non sai come usarli?
Si può scegliere se utilizzarne una sola e quindi ciò che il vampiro è realmente sarà mostrato ( solitamente ) anche nelle relazioni con gli altri oppure si possono liberamente combinare COERENTEMENTE due stereotipi .
Gli stereotipi possono essere SFUMATURE del carattere del tuo vampiro oppure puoi seguirle in maniera pedissequa, a te la scelta e l’ispirazione.


NOTA SUL GIOCO VAN KUNST

Ruolare un personaggio Van Kunst vuol dire FORZATAMENTE scegliere una “Alienazione Mentale” che sia un MALUS INVALIDANTE per il tuo personaggio. Essere semplicemente “strani” o un po’ “picchiatelli” non vuol dire pagare il tributo di appartenenza alla linea di sangue. L’Alienazione Van Kunst è ciò che rende questi Vampiri tali, pertanto deve essere un qualcosa di effettivamente pesante per il tuo personaggio. Internet offre da questo punto di vista una vasta scelta di siti dedicati alla psicanalisi ed alle malattie mentali da cui prendere spunto.


CORTESE

Il Mondo di Tenebra non è altro che apparenza: la maschera di essere umani che ogni Vampiro porta – più o meno bene a seconda dei propri scopi e, perché no, delle congenite doti di dissimulazione – non è altro che la rappresentazione più concreta di questo infinito spettacolo teatrale che è la non-vita. Il Cortese, semplicemente, esiste per apparire ed è la vedette del palcoscenico.
Non c’è niente da fare, che tu lo voglia o no sei un animale da teatro che adora essere al centro dell’attenzione: se questo interesse che vuoi far scaturire nei cuori altrui dipenda da una profonda paura oppure da stima, beh questo sta a te deciderlo! L’unico scopo per cui sei alla costante ricerca di nuovi spettatori per il tuo infinito show è uno: l’adulazione che ne deriva e da cui trai il piacere necessario e l’ispirazione per continuare ad esistere nei secoli. Ma come in ogni teatro che si rispetti, quando i riflettori si spengono sulla scena ciò che rimane – nascosto dietro le quinte per coloro che non hanno il giusto pass per entrare – è un qualcosa di profondamente grigio. Tutto ciò che si muove sul palco ha senso solo quando la recita è in corso, alla fine di questa le carrozze tornano ad essere zucche e non c’è nulla di più triste di una scenografia di cartapesta abbandonata. Cosa si cela dietro il tuo splendido personaggio? Questo è un segreto che solo tu conosci realmente, ma non servono certamente studi di psicologia per capire che le persone che vogliono apparire ad ogni costo siano in realtà profondamente insicure! Tranquillo, tranquillo…questo può continuare a rimanere il nostro piccolo segreto se sarai in grado di giocare bene le tue carte. L’unico modo per non far intravedere il marcio che si cela oltre il sipario è continuare a recitare, incessantemente. Balla, declama, brucia le energie per il tuo pubblico e fallo tutta la notte per tutte le notti avvenire. Se lo spettacolo non avrà mai fine, forse nessuno si ricorderà che è pure finzione!

DELIRANTE
Il Delirante ha uno scopo e questo fine ultimo ne consuma completamente l’esistenza come una fiamma che a poco a poco lo arde da dentro, mettendo in secondo piano qualsivoglia altra cosa che possa distrarlo dalla causa.
Dedichi anima e corpo allo scopo che ti sei prefissato, per quanto tu sappia da principio che il raggiungimento dei tuoi obiettivi è, in tutta onestà, al di fuori della portata delle tue forze. Il senso di colpa è un compagno fedele della tua non-vita, come lo scudiero che sempre s’appresta a seguire il Cavaliere anche nelle crociate apparentemente perse in partenza. Questo ti è sempre accanto e costantemente ti tormenta quando compi un’azione che ti fa allontanare dalla tua meta designata o anche solamente ti fa deviare dal tuo percorso. Il fine certamente giustifica i mezzi e questo, amico mio, tu lo sai meglio di chiunque altro: la causa è infinitamente più importante di coloro che la servono. Ricorda solo che non vi è modo, se non con procedimento aggravato, di cambiare la tua natura: nasci e muori con un unico obiettivo, il modo di riuscire a sopportare la non-vita senza essere schiacciato dal senso di colpa…beh, sta a te trovarlo. Soppesa bene ogni opportunità che hai, ogni azione che compi, perché per te, Delirante, ogni sbaglio vale una vita: la tua.

ESALTATO
Le emozioni sono fiumi in piena che possono trasportare lontano, ma attenzione perché questi fiumi, più che d’acqua, possono essere assenzio che induce al vizio. L’Esaltato è felice quando realizza i propri ideali, qualsiasi essi siano e qualsiasi sia il prezzo che deve pagare per realizzarli.
Che tu sia un guerriero che sconfigge il maggior numero di nemici tra i commilitoni oppure un poeta che esce vittorioso da un concorso di rime, è da questi brevi momenti di gioia – o almeno nell’eco di queste emozioni – che la tua non-vita trova il sostentamento necessario per resistere alle avversità. La tua esistenza, in fondo, potrebbe realmente essere riassunta attraverso questi momenti di gloria che, mano a mano che vai avanti, divengono sempre più importanti per te. A differenza del Delirante, non porti avanti la tua passione per dovere, bensì per un senso di piacere che ti fa sentire, scusa l’ossimoro, vivo. Sei assolutamente dipendente – al pari di un alcolizzato o di un fumatore di oppio – dalle gioie caduche che il tuo cervello registra e rivive, come se realmente tu fossi ancora in grado di provare emozioni. Non c’è che dire, la tua non-vita vista da chi un poco è riuscito ad indagare la tua psicologia, è veramente quanto di più triste il Mondo di Tenebra abbia partorito: non vi è nulla di reale in queste sensazioni e tu lo sai bene. Il trucco sta solo nel non soffermarsi sulla banalità ontologica dell’essere solo un corpo vuoto e marcescente. Queste emozioni vuote e riempite di ricordi ti porteranno lontano, vedrai, finché avrai la forza di credere in loro!

FARABUTTO
Coloro che già in vita erano nati sotto la stella dell’Egoismo e della Tracotanza spesso e volentieri nella propria esistenza come Fratelli sviluppano una Natura di tipo Farabutto. Certo, divenire degli esseri immortali e potenti rende queste loro caratteristiche assai più semplici da assecondare.
Guardati allo specchio. Cosa vedi oltre te stesso, riflesso su quella superficie? Bravo, per te Farabutto, non vi è nessun altro al mondo che meriti la stessa considerazione che dai alla tua persona. Niente su questa terra ha più valore della Roba (sia questa materiale o metaforica) che tu puoi collezionare per mostrare al prossimo la grandezza della tua persona. Tutto ti appartiene o, comunque, potrebbe appartenerti: se gli altri sono così sciocchi da non proteggere ciò che gli è caro – anche la loro stessa vita, per dire! – e a te interessa prendertela, ti senti in diritto di agire di conseguenza. Non necessariamente questo fa di te un bullo, sia chiaro (ed anzi si potrebbe dire che man mano che i secoli passano il tuo atteggiamento muti, sino a che la prepotenza tipica dei Neonati non diviene nient’altro che un ricordo) ma ad ogni modo non pieghi la testa tanto facilmente e ti ritieni abbastanza autosufficiente e furbo da riuscire, in un modo o nell’altro, a far quadrare i conti a tuo favore.

GIULLARE
Il Giullare mostra agli altri il lato più goliardico – forse più inquietante? – della follia Van Kunst. Il suo modo di agire sembra votato a trovare sempre il lato brillante ed umoristico della situazione, ed egli lotta con tutto se stesso per fare in modo che la depressione non lo colga.
Il tuo trovare l’assurdo in ogni cosa, importante o meno che sia, spazientisce non poco chi ti è vicino, che non riesce a comprendere quanto sino in fondo tu sia convinto di quello che dici e quanto, invece, sia solo una maschera. La verità rimane nascosta dietro il sorriso che porti dipinto sul volto e, tu lo sai, ha il retrogusto di una depressione amara come l’Eternità. è questa che ti soffoca e ti spinge a ridere, come in una danza maledetta che sai di non poter fermare, se non vuoi che tutto finisca per piombare nella disperazione. Per quanto quello che ti capiti possa essere spiacevole, devi riuscire a trovarne il lato comico. Non hai alternative: pagare il prezzo di una risata al momento sbagliato è niente in confronto alle porte che si spalancano sul Nulla. Non ami combattere, forse perché non ne sei capace o, ancora, perché hai scoperto che è più difficile far ridere quelli che sconfiggi. In fin dei conti il tuo dovrebbe essere un nobile ideale, no? Ma gioia ed allegria sono sentimenti che hanno poco significato nel nostro mondo, quindi non sempre descrivere il lato umoristico dei fallimenti altrui ti aiuterà nelle relazioni interpersonali. Il tuo nemico numero uno? L’austerità ed il grigiore. Non lo trovi comico, considerato che vivi in un “Mondo di Tenebra”?

IMMATURO
L’Immaturo si contraddistingue per una personalità ed un carattere non ancora del tutto formati che lo portano spesso e volentieri a comportarsi come un bambino o un irresponsabile, secondo i normali canoni della società, tanto umana quanto vampirica.
Non risentirti o innervosirti, ma sei un vero e proprio bambinone in un corpo virtualmente immortale. Quando desideri qualcosa vuoi anche conseguirla nella maniera più rapida possibile, magari grazie all’intervento di terzi che hai eletto ad adulti della situazione. La verità è che il tuo più grande desiderio è che sia qualcun altro a badare a te – un sire, chiaro, ma anche qualsivoglia persona che tu abbia investito di un’autorità tale da poter essere letta come genitore dalla tua mente contorta. Spesso e volentieri questo tuo essere dipendente dagli altri, in maniera più o meno velata ed invalidante, ti ha reso uno dei pochi esseri puri del Mondo di Tenebra: la tua ingenuità fa quasi tenerezza, fosse per te non esisterebbe niente di negativo su questa terra. Possibile che tu non abbia compreso di essere un mostro assetato di sangue che non brama altro che la morte di ciò che un tempo era? Bah, parlarne con te è assolutamente tempo sprecato. Tutto quello che devi sperare è che coloro che hai scelto quali figure genitoriali non vengano a mancare o per te saranno guai. La tristezza e la consapevolezza di non saper badare a te stesso nel mondo sono tuoi nemici atavici, se dovessi malauguratamente imbatterti in loro nel tuo percorso non credo proprio che avresti scampo!

INUMANO
Il fatto di avere zanne acuminate, velocità ed istinti predatori nonché essere costretto ad uccidere per sopravvivere non fa di un Vampiro un Inumano. Quello che lo rende realmente tale è l’attitudine con cui tutti questi elementi vengono assemblati per conferire senso al puzzle della non-vita di un individuo.
Mio caro Inumano, nessuno più di te ha compreso che un Vampiro altro non è che una sorta di Demone incompleto: celebrare questo aspetto della tua Natura sino ad avvicinarti asintoticamente alla Razza Eletta da Simeht è il tuo scopo, sia che questo sia stato scelto con coscienza, sia che invece ti venga spontaneo. Far soffrire il prossimo procurandogli dolore psicologico e mentale è il tuo dictat imprescindibile. Se non fossi certo che i Vampiri provino solo le eco delle emozioni di un tempo, mi verrebbe da dire che provi orgasmi plurimi nel vedere gli altri disperarsi e contorcersi dal dolore. Te lo dico con il cuore in mano: tu sei un vero e proprio degenerato. Ti nutri di sangue per sopravvivere, ma sono le lacrime altrui a darti realmente la forza di andare avanti. Mi chiedo da dove tu prenda tutta questa rabbia ed anche l’inventiva per scoprire – giorno dopo giorno, era dopo era – sempre nuovi modi per celebrare il Male. Quale scopo ti pervade l’animo? Stai punendo l’Umanità tutta per ciò che ti è accaduto, oppure vuoi solamente comprendere meglio chi o cosa tu sia? Per quel che mi riguarda sei solo un sadico – a volte anche masochista – ma sono convinto che vi sia dell’altro sotto. Grattando la superficie appare sempre qualcosa di differente; la natura ama nascondersi, amico.

REIETTO
Che sia nato solo oppure lo sia diventato, questo Fratello non è proprio in grado di percepirsi come parte di un sistema più grande. Certo, Egli comprende perfettamente che altre ombre si muovono e sfilano accanto a lui, ma tutto questo gli è assolutamente ininfluente.
Sei un emarginato, un outcast, un puntino all’interno della massa che però non ne fa parte. Come tu sia arrivato, Reietto, a questo punto beh, lo dovresti sapere bene. Guardati indietro, in quale esatto momento della tua vita hai mandato tutto al diavolo ed hai deciso che nessuno avrebbe meritato la tua compagnia (o viceversa)? Sei certo che vi sia una profonda distanza tra te e gli altri, ma a differenza del Farabutto non sei per forza di cose convinto di essere migliore, né dalla parte giusta della barricata. Ciò che però è ancora più triste, scusa se te lo dico, è che a furia di comportarti così hai fatto in modo che anche gli altri interiorizzassero questa tua visione del mondo. Ora non hai più scampo: hai voluto essere solo, ora morirai così. Sempre che tu sia destinato alla Morte Ultima, chiaro. Questo è il rovescio della medaglia della convinzione di non avere nulla a che spartire con gli altri.

UTOPISTA
L’Utopista è colui che va oltre il velo di questo mondo e spinge il proprio sguardo verso realtà esistenti ma invisibili ai più o, ancora, a futuri radiosi o apocalittici di cui solo pochi hanno letto i moniti.
Fratello, invidio realmente la tua forza di elevarti al di sopra della Realtà e credere…scusa volevo dire “scoprire”, che vi sia dell’altro oltre a quanto stiamo esperendo ormai da secoli. La tua capacità di cogliere la bellezza – o l’orrore, che sono poi le facce della medesima medaglia – su questa terra ti pongono, a mio modesto avviso, una spanna sopra agli altri. Sei eternamente insoddisfatto dei frutti che la società ti offre, per questo tenti di cambiarla…radicalmente attraverso la sovversione dello status quo oppure nel tuo piccolo, con piccole opere che acquisiscono grandi significati nella tua personale visione del mondo. Sei un Filosofo ed un inventore, ma prima di tutto sei una mina vagante del tuo tempo. Non so dirti se la tua vista sia un dono o una disgrazia, quel che è certo è che, se veramente sei destinato a cambiare o salvare il mondo, non devi aspettarti che la gente lo comprenda. Non hai letto i libri di storia? Quanti Übermenschen sono stati acclamati in vita e quanti, invece, sono finiti sul rogo? Ecco. Continua per la tua strada se lo desideri, non piegarti a nulla. Ma davvero, non aspettarti nulla da noi. In fondo, per quanto immortali, siamo pur sempre semplici uomini!

ZELANTE
Lo Zelante mira al meglio, sempre ed in ogni campo a cui si sta dedicando. Questo suo puntiglio lo rende riconoscibile a chilometri di distanza e spesso e volentieri amato e odiato in egual misura.
Figlio mio, se c’è una cosa che non ti spaventa è il duro lavoro ed una volta che hai deciso di portare a termine un compito non vi è nulla che possa fermarti dal compiere la tua opera al meglio. Davvero mi chiedo dove tu prenda tutta questa energia. Droghe, donne, frustrazione? Svelami il tuo segreto, perché io davvero non riesco a starci dietro. Potrei anche apprezzarti, forse più di tutti gli altri, ma il fatto che tu pretenda da me tanto quanto pretendi da te stesso, veramente, è una cosa che mi ti rende insopportabile. Non provi alcun piacere nel compiere male un lavoro, tutto deve essere sempre ed assolutamente perfetto secondo la tua stramaledetta concezione delle cose. Niente è perfetto su questo mondo, vorrei tanto che tu lo capissi. Eppure nulla, il tuo rigore e la tua intransigenza non ti permettono di andare oltre l’idea che ti sei fatto delle cose. E’ come se indossassi costantemente un paraocchi e non riuscissi a vedere la merda in cui tutti nuotiamo da secoli. Perché lo fai? A me puoi dirlo…cosa accadrebbe se qualcosa andasse storto? Fidati di me. Non cambierebbe assolutamente nulla, come non cambia nulla per tutti gli altri. Ah, ho colto nel segno. è forse questo che ti spaventa più di tutto, essere come gli altri?

Redattotori: Tarak